LE BLU GEMELLE

LE BLU GEMELLE

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Product Description

Le due case gemelle di vacanza possono essere considerate come casa di vacanza per sé poiché vedono tra i committenti Monaco e Cestelli Guidi. Rappresentano una sintesi efficace della ricerca che Monaco e Luccichenti, conducono, con esiti molto interessanti, sul tema della palazzina e qui, più in particolare, della casa a ville soprapposte.

Collocate in uno stretto lotto tra la via Aurelia e il mare, su un basamento in tufo che le solleva dalla spiaggia alla quota stradale, comprendono un piano pilotis, otto appartamenti su due piani e un’ampia terrazza di copertura. Secondo una prassi compositiva che distingue i progetti dello studio, la chiara planimetria vede gli ambienti raggruppati per funzione: gli alloggi, due per piano, distribuiti da una scala in posizione centrale, verso il mare sono organizzati con un unico ambiente destinato a soggiorno-pranzo, le camere da letto, con interposto il bagno, sui lati, mentre gli ambienti di servizio sono collocati nella fascia sulla strada.

Lo spazio del soggiorno si estende in un’ampia e ombreggiata terrazza, che quasi ne raddoppia la dimensione, protetta da un leggero parapetto verso il mare e chiusa da parapetti pieni, a ricostituire il volume, sui fianchi; all’opposto gli ambienti di servizio sono distribuiti da un lungo ballatoio protetto da uno schermo continuo fatto di mattoni smaltati di blu montati di sbieco. Lo schema planimetrico è inserito in un altrettanto chiaro sistema strutturale basato sulla sequenza di telai di luce contenuta.

I volumi netti ed elementari, aperti verso il mare e chiusi sulla strada, sono animati da terrazze fortemente aggettanti e da scale a rampa unica, varie per materiali e ruolo, che collegano tutti gli spazi della vita all’aperto: quelle singole e leggere, fatte solo di pedate che salgono, in facciata, dal piano pilotis alle terrazze del primo piano e quelle doppie e a parapetto pieno che dalla terrazza del secondo piano si aggrappano sui lati per arrivare in copertura; si intravedono appena nella penombra le scale aperte che salgono dal piano pilotis agli alloggi.

I volumi, appoggiati sui pilastri sono conclusi da un coronamento: questa funzione è svolta dall’aggetto della terrazza di copertura anche sui fronti laterali ma, in particolare, dal geometrico gioco dei travetti emergenti all’estradosso della soletta; sul fronte stradale, invece, il coronamento è ridotto al marcapiano che definisce i campi di mattoni.

Tutti gli elementi della costruzione sono trattati in modo da accentuare il livello di astrazione dei volumi bianchi sui pilotis in calcestruzzo a vista. Al piano pilotis sono escluse travi emergenti nei telai perimetrali, ma non nella fila centrale, quasi a concentrare qui il meccanismo strutturale: qui le travi sono emergenti, il pilastro in corrispondenza della scala mostra la doppia mensola del pianerottolo di arrivo e, andando verso il mare, sull’ultimo pilastro è impostata, oltre alla trave emergente, anche una robusta mensola, la cui testa, affiorante in prospetto, sostiene l’aggetto della terrazza del primo piano.

Nessun altro elemento strutturale appare sulle facciate ritmate dalle solette delle terrazze e dalle regolari bucature; sul retro i marcapiani e gli esili pilastrini verticali definiscono i campi di mattoni. Perfettamente calibrato è il gioco dei volumi con proporzioni equilibrate (i fronti di 12 m, la profondità di 14, il distacco di 8) e spettacolare è la vista del mare inquadrata dall’ingresso centrato tra le due case con le scale simmetriche. Il progetto, per la chiarezza planimetrica, il preciso dimensionamento di tutti gli elementi e l’impeccabile realizzazione richiama una precedente casa di vacanze realizzata a Fregene, Villa Pettenelli (1949) purtroppo oggi pesantemente modificata.

Le case di Santa Marinella sono testimonianza della perfetta corrispondenza tra indiscussa abilità progettuale e raffinata pratica di cantiere degli autori considerati esponenti di spicco di un professionismo colto e in sintonia con i movimenti artistici, dall’astrattismo all’informale, che in quegli anni caratterizzano la vita culturale della Capitale.

da https://censimentoarchitetturecontemporanee.cultura.gov.it